IL COMANDANTE BUSCAGLIA SCELSE IL REGNO DEL SUD

23/3/2020

Tra i più valorosi piloti della Regia Aeronautica della Seconda Guerra Mondiale si annovera certamente il Magg. Carlo Emanuele Buscaglia. Nato a Novara, classe 1915, fu assegnato all’inizio del conflitto alla specialità degli Aerosiluranti, con la quale partecipò a numerose azioni da guerra su Alessandria d’Egitto e la Baia di Suda (Creta). Nel 1941, fu promosso Capitano e posto al Comando della costituenda 281a Squadriglia Aerosiluranti di stanza nell’Egeo. Nel 1942, una nuova promozione: Comandante del 132° Gruppo Aerosiluranti di stanza in Sicilia. Con questa unità, il Magg. Buscaglia tentò un assalto contro la flotta angloamericana che era sbarcata in Nord Africa nel Novembre 1942, ma l’azione – svoltasi in pieno giorno – non produsse nessun effetto, se non la ritirata degli SM79 italiani davanti alla reazione degli Spitfire che provocarono l’abbattimento di un nostro velivolo e, al rientro, la stizzita reazione del Cap. Carlo Faggioni che si lamentò dell’azione suicida svolta alla luce del sole. Nonostante ciò, il 12 Novembre 1942 il C.te Buscaglia tentò nuovamente l’attacco su Bugia (Algeria). La reazione del nemico fu furiosa e questa volta ad essere abbattuto fu lui. Dato per disperso, venne decorato di Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria che si aggiunse ad una schiera impressionante di riconoscimenti al valore: 32 azioni di siluramento, sei Medaglie d’Argento al V.M., una Croce di Ferro di 2a Classe, due avanzamenti per meriti di guerra, una promozione per meriti di guerra.

Tuttavia, Buscaglia non era morto e, sebbene gravemente ferito, era stato tratto in salvo da un’imbarcazione britannica e ricoverato presso un ospedale francese in Africa Settentrionale. Iniziò così il suo trasferimento da un ospedale da campo a un altro, durante il quale si rifiutò sempre di fornire informazioni al nemico della Patria. Infine, il 24 Febbraio 1943, il suo trasferimento nel campo di concentramento statunitense di Crossville in Tennessee, dove giunse il 13 Marzo successivo.

L’8 Settembre, con la firma della resa incondizionata del Regno d’Italia e del conseguente passaggio al nemico delle Regie Forze Armate, i prigionieri italiani ristretti nei campi di concentramento dovettero fare una scelta: o diventare collaborazionisti (con promessa di libertà, migliore trattamento economico e rimpatrio) o rifiutare ogni collaborazione con gli USA e, quindi, trovarsi davanti a nuove restrizioni. Circa il 75% dei prigionieri scelse di collaborare con gli Stati Uniti, tra questi anche il C.te Buscaglia.

Tra chi volle essere orgogliosamente un “non collaborazionista” si annoverò il famoso e pluridecorato Gen. Annibale Bergonzoli detto “Barba elettrica”, che fu punito con la restrizione in un ospedale psichiatrico di New York (tipica soluzione “all’americana” per rieducare i non allineati). Da più parti venne sollecitato il rientro in Italia del Generale “non collaborazionista”, perché in caso di sua improvvisa morte non diventasse “la fiaccola e il martire dei fascisti in suddetto territorio”. Ma gli USA furono irremovibili (tanto è vero che l’irriducibile Generale italiano fu rilasciato solo nel 1946).

Il 26 Giugno 1944, il C.te Buscaglia rimpatriava e fu subito inviato presso la Sottocommissione Alleata per l’Aviazione di Bari. In un’Italia profondamente cambiata, divisa in due, non solo geograficamente. Infatti, nel Nord Italia resisteva la Repubblica Sociale Italiana tra le cui schiere combattevano anche i piloti un tempo agli ordini di Buscaglia, tra questi il già citato Carlo Faggioni che aveva riattivato la specialità Aerosiluranti dedicandola proprio al suo Comandante creduto morto nel Novembre 1942. Buscaglia era invece vivo ed aveva optato per combattere sotto le insegne del Regno d’Italia, mentre Faggioni era morto in azione, il 10 Aprile 1944, a largo di Nettunia, in una missione contro la flotta di invasione angloamericana.

Quando nella RSI si seppe che Buscaglia era vivo, il Gruppo Aerosiluranti a lui dedicato fu ribattezzato con il nome di Faggioni.

Rintegrato nelle funzioni, Buscaglia fu destinato all’aeroporto di Campo Vesuvio, nei pressi di Ottaviano (Napoli), dove avrebbe dovuto svolgere un addestramento per il pilotaggio dei bimotori Martin Baltimore di produzione britannica. Il 23 Agosto 1944, Buscaglia – senza nessuna autorizzazione – salì a bordo di un velivolo e tentò il decollo. L’operazione non riuscì, l’aereo sbandò, si schiantò di lato e prese fuoco. Il valoroso Comandante italiano spirò il giorno successivo. Aveva 29 anni.

Quando si diffuse la notizia delle modalità della morte, in RSI si diffuse l’idea che Buscaglia avesse voluto abbandonare gli Alleati e fuggire verso Nord, ricongiungendosi con i suoi piloti che combattevano sotto le insegne della Repubblica di Mussolini. Per lunghi anni, questa romantica leggenda è rimasta nell’immaginario collettivo.

Il ritrovamento di alcuni documenti presso l’Archivio di Stato, ci permette oggi di fare chiarezza sulle reali intenzioni dell’eroico Comandante italiano. Infatti, tra le carte compare anche l’Indirizzo rivolto dal Maggiore Carlo Emanuele Buscaglia agli Aviatori repubblicani sul quale vale la pena soffermarsi[1]. In questo appello, redatto tra il Luglio e l’Agosto 1944, il Comandante italiano – “il cui nome venne imposto arbitrariamente e per propaganda a un Reparto di Volo dell’Aviazione Repubblicana” – rivendica la sua scelta di combattere contro i Germanici e i fascisti in modo chiaro ed inequivocabile, “non per opportunismo o per spirito di adattamento al nuovo ordine, ma perché un soldato, che sia tale, deve difendere la propria Patria col sacrificio della propria vita – ove occorra – contro chiunque l’aggredisca”. È ovvio che in questo indirizzo Buscaglia considerasse aggressori i Germanici. Ma non solo. Il Comandante italiano fu sprezzante anche con i fascisti: “A voi mi rivolgo, Aviatori cui il giogo nazista e fascista impone di lottare ai danni della nostra Patria”; “Aviatori, formiamo un blocco unico, affiancate il nostro sforzo bellico mantenendo accesa la nostra fiaccola di italianità nel territorio nazionale ancora occupato dai nazi-fascisti”; “Aviatorio, raggiungetevi coi vostri velivoli, noi vi attendiamo; se non potete, distruggeteli; comunque rifiutate di collaborare con le forze nazi-fasciste; rifiutate di combattere; datevi alla macchia; unitevi ai patrioti, parte migliore e sana del nostro popolo; e sabotate tutto ciò che è tedesco e fascista”.

Sebbene non firmato e datato, sebbene in alcune parti sembri “pilotato”, possiamo considerare autentico tale documento. Non sappiamo se mai questo appello venne diffuso e se qualcuno in RSI ne venne a conoscenza. Sta di fatto che l’Aeronautica Nazionale Repubblicana continuò per lunghi mesi a combattere contro le aviazioni angloamericane che seminavano morte e terrore sulle città dell’Italia settentrionale, mentre lo Stormo Baltimore della Regia Aeronautica fu impiegato nel sostegno ai partigiani titini in Iugoslavia finendo per bombardare anche l’Istria italiana.

I piloti dell’ANR combatterono per l’Onore d’Italia e i nomi di Ugo Drago, Luigi Gorrini, Marino Marini, Irnerio Bertuzzi e di tanti altri caduti rimangono impressi con lettere d’oro nell’Albo d’Onore dell’Aeronautica militare italiana. Piloti che disperatamente combatterono fino all’ultimo giorno di guerra, quando i “patrioti, parte migliore e sana del nostro popolo” entrarono in azione: fu così che trovò la morte, tra gli altri, il Magg. Adriano Visconti, fulgida figura di Ufficiale, Comandante del 1° Gruppo Caccia “Asso di Bastoni” dell’ANR, soppresso da mano fratricida il 29 Aprile 1945 insieme al S.Ten. Valerio Stefanini, in sfregio all’atto di resa firmato e sottoscritto dal CLN.

Pietro Cappellari

[1] Cfr. ACS, Carte Piacentini, b. 5, f. Buscaglia.