CHI HA PAURA DI UNA “PIASTRELLA” DEGLI ANNI ’30?

1/10/2021

Perugia, 1° Ottobre – Appare del tutto sconcertante che la politica si occupi di una “piastrella” affissa negli anni ’30 in un mercato popolare di Perugia. “Piastrella” degna di attenzione storica ed artistica, recentemente restaurata dalla Soprintendenza. Credevamo che la politica fosse l’arte del governare, di risolvere i problemi dei cittadini, di rendere onore alla propria comunità. Dimenticando disoccupazione, disagi, immigrazione clandestina incontrollata, infrastrutture carenti, corruzione, spaccio di droga e prostituzione fiorente, la politica perugina si è “incartata” in una discussione al di fuori di ogni logica… e dalla storia. Ossia, se sia opportuno conservare la “piastrella” che riporta impresso il Fascio littorio – simbolo di Stato dell’epoca, dove per Stato si intende quello italiano, sia chiaro per gli sprovveduti – oppure, con un’opera degna dei moderni “gendarmi della memoria”, rimuoverla.

Perché? Ma non si tratta di un manufatto che appartiene alla nostra storia? Perugia non ha un passato?

Sì, la nostra città ha un passato. Un passato che ci racconta dei Volontari nella Prima Guerra Mondiale, come nella Seconda, passando per le imprese di Etiopia e di Spagna; un passato che ci ricorda i nostri concittadini illustri uomini di Stato e le loro opere a favore della comunità; fino ad arrivare alla Repubblica Sociale Italiana, quando il nome di “Perugia” fu adottato da uno dei più importanti Battaglioni della Guardia Nazionale Repubblicana. Senza contare, non dimentichiamolo, il sacrificio di tanti perugini caduti per la Patria durante la RSI: il Dott. Pietro Cappellari sta lavorando su un elenco di quasi 400 uomini e donne!

Tutto questo si vorrebbe cancellare? Perché questo istinto talebano dettato solo dalla fasciofobia? Dai neopartigiani ci saremmo aspettati chiarezza. Chiarezza, per esempio, su quello che avvenne nel “quadrilatero della morte” di Pietralunga… Quante persone innocenti scomparvero nel nulla per la paranoia antifascista che si era impossessata di più di qualcuno in quei giorni di “attesa”? Attendiamo risposta.

Quello che ci ha sorpreso di più è stato il Sindaco, che si è prestato al gioco, faticando a dimostrare il suo attaccamento al “nuovo spirito ciellenista”. No, caro Sindaco, non ce ne era proprio bisogno. Perugia ha bisogno di ben altro: lavoro, serenità, speranza, buon Governo. E forse sarebbe il caso di riempire un vuoto: inserire sul Monumento ai Caduti cittadino tutti i Caduti mancanti, iniziando da quelli della RSI. Lo chiede certamente la pietà, ma anche la legge, se lo ricordi. Si cerchi la pacificazione nazionale… non l’epurazione!

Per il resto abbiamo perso già troppo tempo per una questione comica. Però, se qualche talebano fasciofobo ottenesse la rimozione della “piastrella” incriminata, presenteremo regolare denuncia all’Autorità giudiziaria. In tal caso, l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI ne chiederà la custodia, per ospitarla nella propria chiesa a Paderno (Forlì). La conserverà con cura e rispetto. Noi non abbiamo nulla di cui vergognarci.

A.N.F.C.D.R.S.I.