A Paderno, in una suggestiva giornata d'estate

18/7/1999

La cerimonia commemorativa dei nostri Caduti, sempre più vivi nel cuore di noi sopravvissuti, ha registrato il 18 luglio a Paderno momenti di cameratismo che raramente si sono visti, con analoga intensità, in altri tempi e altri luoghi dei nostri incontri.
Una pagina, quindi, della nostra umana vicenda, il cui ricordo resterà intatto e purissimo fino all’ultimo dei nostri giorni.
A creare questa atmosfera di singolare partecipazione, tutti, ma non eravamo in molti, in verità, dato il mese e il giorno invoglianti ad una gita al mare o in montagna, abbiamo offerto quanto potevamo di amicizia sincera e spontaneità di sentimenti.
Ma procediamo con ordine.
Un giovane sacerdote, Don Ugo Carandino, ha celebrato la Santa Messa, nella lingua e nel testo consacrati nel Concilio Ecumenico Tridentino, e dichiarata dogmaticamente definitiva nella solenne circostanza.
La cattolicità, cioè l’universalità della nostra dottrina e della nostra fede ne presuppone, conseguentemente, e ne impone la inalterabilità dei contenuti, ed è su questo, appunto, che i cattolici si distinguono dai protestanti.
La Verità, per coloro che in Essa credono, non può essere o diventare materia di discussione: il credente non scende a patti con l’ “avversario”, proprio perché con lui non ha nulla da barattare. Il credente opera unicamente per riconciliare l' “avversario” con la fede dei suoi padri.
Don Ugo ci ha fatto capire queste cose con parole semplici e inequivocabili.
La Santa Messa è unica per tutti i Cristiani in tutto il mondo. Ecco quindi il dovere che Essa si esprima in un’unica lingua, che è la lingua con la quale Essa venne alla luce: il latino.
L'amicizia e la fratellanza a volte si vivificano con fatti apparentemente irrilevanti.
Facciamo un esempio: una Messa celebrata in lingua latina in America o in Australia, in Finlandia o a Città del Capo, ci affratella con quei popoli assai meglio che se pronunciata nella loro lingua.
Il sentimento, chiaramente, è scambievole: di questo siamo convinti.
Dopo la lettura del Vangelo, Don Ugo ci ha comunicato, nell'omelia, pensieri e sentimenti che forse mai, in 54 anni, abbiamo udito, in Chiesa, dalla viva voce di un Ministro di Dio.
Un' idea sola per tutte: i vinti della 2ª guerra mondiale saranno i vincitori della storia per la stessa ragione per la quale i Combattenti della Patria e dell’Onore moralmente e spiritualmente primeggiano su coloro che hanno schiacciato il nemico sotto il peso delle bombe atomiche, dei bombardamenti terroristici, dei tradimenti, delle stragi postbelliche.
Splendido, alla fine del Rito, il Salve Regina, cantato anch' esso nella lingua più bella e più nobile del mondo.
Ricordiamo ora la presenza dei labari Famiglie Caduti e Dispersi della RSI di Milano e di Macerata, quello del Reggimento Granatieri di Cesena e dei Bersaglieri del II Btg. "G. Mameli" della R.S.I.; ricordiamo il saluto di Arnaldo Bertolini, il quale ha inaugurato la cerimonia, dedicandola al nostro Presidente Onorario Vittorio Mussolini; ricordiamo la Preghiera dei Granatieri e del Legionario pronunciate a chiusura della Messa. Poi ci siamo incolonnati verso il Cimitero per la benedizione e l’offerta di fiori sulle tombe e alla memoria di Arnaldo Mussolini, dei suoi figli Sandro Italico e Vito, della sua sposa Augusta Bondanini.
Il congedo è avvenuto dopo il pranzo, ritualmente ottimo, consumato da 33 “reduci” alla Trattoria del Lago.

Italo Merli
L’Ultima Crociata
N. 6/1999