Commemorazione dei Martiri di Cologna Veneta e di via Aldrovandi

26/5/2007

Questa mattina alle ore 11 un piccolo ma significativo gruppo di persone, una trentina circa, si è riunita in via Aldrovandi (angolo via Morelli) a Imola, per ricordare, per la prima volta in maniera ufficiale, i dodici imolesi vittime della furia bestiale della folla: Baldini Augusto di anni 43; Bertozzi Aniceto di anni 28; Caola Giovanni di anni 38; Cornazzani Luigi di anni 17; Fedrigo Francesco di anni 17; Folli Ilario di anni 17; Mariani Francesco di anni 41; Masi Giulio di anni 20; Minardi Mario di anni 47; Ravaioli Federico di anni 35; Trerè Giuseppe di anni 41; Trerè Pietro di anni 15. Furono trucidati sessandue anni fa, a guerra conclusa, il giorno 27 maggio 1945.
Ricordiamo i fatti tramite la voce del Prof. Merli (Ultima Crociata di maggio 1987): “…La mattina del 26 maggio 1945 Marta Mariani, una ragazzina che si affacciava allora con gioconda trepidazione alle soglie della vita, veniva a contatto con una realtà alla quale il suo sentimento era assolutamente estraneo. Gente impietosa, sapendola fascista, le comunicava che sul greto del torrente giacevano le salme orribilmente deturpate di sei fascisti: 3 donne e 3 ragazzi.
Erano imolesi, già sfollati a Cologna Veneta, in attesa di giorni più sereni per tornare a casa e riabbracciare i loro cari.
Questi i dati anagrafici: Minardi Luciana di 16 anni, Cappelli Speranza in Ravaioli di anni 31, Guidi Iride in Baldini di anni 36, il figlio Alessandro di 16 anni, Ferri Luciano di 19 anni, Tarabusi Amleto di anni 26.
Autori della “meritoria” impresa erano i partigiani di Imola, giunti in camion a Cologna Veneta per fare giustizia, e di qui trasferitisi subito dopo a Verona, per prelevare dal carcere, nel quale erano stati rinchiusi in attesa di processo, 16 ex militari della R.S.I. I soldati alleati che custodivano i prigionieri, con colpevole leggerezza (non potevano ignorare le innumerevoli stragi di inermi eseguite in quei giorni dai delinquenti usciti allo scoperto dopo la fine delle ostilità) li consegnarono ai partigiani, i quali ripartirono prontamente col sospirato carico alla volta della città natale.
Fatta una sosta a Castel S. Pietro, per consentire alla popolazione del luogo di esercitare una prima vendetta sugli sventurati e permettere a un certo tipo di gente di meglio organizzarsi per la “festa” dell'indomani, il 27 maggio appunto, in piazza a Imola giunse il camion.
L'assalto da parte di una folla imbestiata di uomini e donne fu immediato. Ogni arma serviva per rendere più spettacoloso e orrendo il linciaggio.
Ora non intendiamo scendere nei dettagli dell'eccidio. Amore e rispetto per le Vittime e per i loro famigliari ci vietano di riaprire una ferita che stenta a rimarginarsi e che in alcuni casi non si rimarginerà mai più.
Basti sapere che i 4 miracolosamente sopravvissuti al massacro, in seguito processati da un tribunale regolare, andarono assolti per non essersi macchiati di alcun crimine…”

Per la prima volta, dunque, dopo 62 anni una corona è stata deposta sul luogo dell’eccidio. Erano presenti alla cerimonia, organizzata dai gruppi consiliari di FI e AN, diversi parenti delle vittime i quali hanno annunciato di volersi costituire parte civile.
I poveri martiri, i quali pubblicamente nella loro città non hanno mai conosciuto la dignità della memoria, ancora una volta hanno dovuto subire lo scherno da parte dei “soliti ignoti”: la corona deposta è stata fatta sparire a nemmeno due ore dalla deposizione.
Tuttavia oggi la memoria si è soffermata sui nostri Caduti.
Oggi nuove generazioni stanno raccogliendo il messaggio lanciatoci dai nostri padri, abbracciando la preghiera estrema di quei giovani il cui sacrificio non deve essere inutile e dimenticato.


M. T. Merli
N. 7/2007