TERNI, 75 ANNI FA: COME INIZIO’ LA GUERRA CIVILE

21/1/2019

In ricordo dei Caduti della RSI Carlo Orsini e Francesco Conti

Il Ternano, nell’Autunno 1943, era stato colpito da pesanti incursioni aeree angloamericane, ma la RSI teneva saldamente in mano il territorio, nonostante si fosse registrata in alcune zone montuose ed isolate la presenza di “sbandati”. L’estrema moderazione portata avanti dal Federale di Terni Alberto Coppo e dallo stesso Capo della Provincia Pietro Faustini aveva lasciato nel “limbo” la problematica. Del resto, nessuna attività concreta svolgevano questi “sbandati” e, si pensava, il tempo avrebbe riassorbito gran parte dei “macchiaioli”, restituendoli alla vita civile.
Sulle montagne si aggiravano alcuni renitenti alla leva della RSI che erano del tutto alieni da una visione di lotta armata. Speravano solo nella immediata fine della guerra per tornare nelle loro abitazioni. Tuttavia, insieme a loro, si aggiravano per queste contrade centinaia di Slavi, fuggiti dai campi di concentramento all’indomani dell’8 Settembre, animati da un profondo odio contro l’Italia e dalla convinzione di essere ancora in guerra contro il nemico della propria Patria. Al loro fianco, anche alcuni comunisti ternani, intenzionati a scatenare la guerra civile nella visione del prossimo trionfo del comunismo “rigeneratore”. Una miscela esplosiva che le Autorità della RSI sottovalutarono. In fin dei conti, nulla aveva fatto presagire che le bande potessero fare un qualsiasi salto di qualità e fomentare la guerriglia. Per questo, quando il 23 Gennaio 1944, un gruppo di partigiani – mai identificati con certezza – occupò la piazza centrale del piccolo paese di Polino, al confine con provincia di Rieti, vi fu più curiosità che paura. Cosa volevano? Pochi seppero dare una risposta.
Non la seppero dare neanche i cinque fascisti del locale Distaccamento della GNR che assicurava l’ordine pubblico e il sostentamento della popolazione, impegnati in quel giorno in lavori personali. Tuttavia, quelle armi così ostentate consigliarono a qualcuno di allontanarsi precauzionalmente dal paese. E fu un’iniziativa che salvò loro la vita. Infatti, i ribelli – probabilmente indirizzati da una spia – prelevarono dalle loro abitazioni, davanti gli occhi terrorizzati dei propri famigliari, l’Avv. Carlo Orsini e il Mil. Francesco Conti, trascinandoli in piazza: furono fucilati sommariamente davanti un muro. Dopo che gli spari avevano squarciato l’irreale silenzio di quei monti, davanti ai corpi senza vita dei due fascisti rimasero solo le grida e i pianti dei piccoli figli che avevano visto uccidere come delle bestie i propri genitori.
Nessuno ha mai saputo con certezza il perché di questa duplice fucilazione – che lasciò senza padre otto ragazzi, tra cui alcuni bambini ed un infante di pochi giorni –, né chi compì un’azione che ebbe la condanna della popolazione, tanto è vero che, nel dopoguerra, sui due monumenti ai Caduti eretti a Polino si volle sempre riportare i nomi di Orsini e Conti. Caduti anch’essi per la Patria.

A tanti anni di distanza, una delegazione del Comitato pro 75° Anniversario della RSI in Provincia di Terni – accompagnata da Giuseppe Conti, figlio del Martire di Polino – ha deposto sul luogo della duplice fucilazione tre rose rosse legate con un nastro tricolore.

Il Comitato, nella speranza che gli autori di queste “gesta” possano avere finalmente un nome, nei prossimi giorni chiederà al Sindaco di poter posizionare una lapide che fissi nella memoria collettiva la zona dove avvenne il fatto di sangue. Un episodio terribile che segnò l’inizio della guerra civile in queste contrade e che si è voluto ricordare nel nome della pacificazione nazionale, perché l’amor di Patria possa sconfiggere per sempre l’odio partigiano.
Pietro Cappellari