"8 settembre" di Francesco Paolo D'Auria
8/9/20198 SETTEMBRE
L’otto settembre è giorno di
memoria
marchiato con il fuoco nella
Storia!
L’Italia vinta gettava via il suo
onore
implorando clemenza al vincitore.
Ammainava la bandiera tricolore
sozzandola di fango, che dolore!
Quella bandiera per cui eran
Caduti
migliaia di suoi figli risoluti,
a costruire una Italia più bella
che splendesse fra l’ altre come
stella!
E con quel sogno giacean senza
rimpianto
lor salme insepolte col tedesco
accanto.
Sull’Ambe, nella sabbia o nella
neve,
col lor sangue rendean la terra
lieve.
Tutto cambiò in quel giorno
memorando,
s’inginocchiò l’Italia mendicando
una finta alleanza col nemico
la testa mozza offrendo
dell’amico!
Divenne, in un sol giorno,
l’alleato
da fedel camerata: “oste odiato”,
Il compagno d’armi diventò
invasore;
le bombe eran dono del
“liberatore”!
Il popolo voleva pace ed era
stanco
d’ogni disgrazia che gli stava
accanto:
fame, privazioni e gran paura.
Ma s’ebbe più fame e più vita dura
Mafia, camorra ed ogni corruzione
infettarono il cuor della Nazione.
Ma fu ancor peggio che il
“liberatore”
con cinismo usò giovani italiani,
in divisa del beffardo vincitore,
per uccidere i fratelli come cani!
Lottaron con onore e con coraggio
pur su fronti diversi, che
oltraggio!
Si distinsero a Nettuno e
Filottrano,
e a fine guerra si strinsero la
mano!
i para’ della Folgore e del Nembo;
avean due divise ma lo stesso
grembo
dell’Italia gloriosa e sfortunata
come nei secoli era sempre stata.
Ma non fur solo onesti militari
coloro che pugnaron senza pari.
Alle spalle uccideva il vil
cecchino,
e riempiva di bombe il carrettino.
S’ebbe, per questo, gloria e pur
medaglie
lasciando tante vedove in
gramaglie.
Da allora la Nazione fu “paese”
costretto a limitar le sue pretese
e contentarsi sol d’una manciata
di dollari al diner dell’abbuffata
Con la piazza d’onore riservata
a servi e lacchè d’ un’ Italia
liberata!
Francesco Paolo d’Auria
8 settembre 1919