EROI ITALIANI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE: FERNANDO NOBILE

23/3/2020

Dimenticare il sacrificio volontario degli Italiani nella Seconda Guerra Mondiale è un atto politico. Un atto che ha portato alla cancellazione di pagine di storia patria nobilissime sulle quali, invece, dovrebbe costruirsi una società civile e dovrebbero educarsi le nuove generazioni.

Tra le migliaia di eroi italiani di questo conflitto cancellati dai libri di storia vogliamo oggi parlare di Fernando Nobile. Caposquadra della Milizia, nato a Caltanissetta il 1° Dicembre 1904, Marcia su Roma e Sciarpa Littorio, si arruolò Volontario nella 221a Legione CC.NN. dei Fasci Italiani all’Estero, fu “sempre animato da spirito combattentistico” e “fu intrepido difensore della fede fascista”[1].

Volontario di Guerra durante la Campagna d’Abissinia conquistò – insieme a decine di Ascari che si distinsero nei combattimenti – una Croce di Guerra al Valor Militare dopo un violento combattimento a Birgot il 25 Aprile 1936-XIV con la seguente motivazione: “Quale Comandante interinale di Plotone, venne fatto segno ad intenso fuoco di fucileria mentre proteggeva gli autocarri della colonna impegnata nell’opera di rastrellamento delle difese nemiche situate nei margini di Fan Fan. Vedendo colpiti due Ascari si lanciava con due Militi contro il nemico, che ridusse al silenzio evitando in tal modo nuove perdite”[2].

Nel vittorioso scontro di Birgot numerosi furono gli eroismi degli Italiani e degli Ascari, tra cui vogliamo ricordare quelli delle Medaglie d’Oro alla memoria: il Cap. Dante Pagnottini e il Ten. Luigi Michelazzi del III Battaglione arabo-somalo; il Ten. Ezio Andolfato del IV Battaglione arabo-somalo. Alla battaglia partecipò, al comando di due Compagnie fucilieri e di due mitraglieri del II Battaglione arabo-somalo, anche Alessandro Tandura, l’eroico primo Paracadutista dell’Esercito italiano (sarà decorato di Medaglia d’Argento al V.M.)[3].

Il nostro Fernando Nobile, sempre inquadrato nella 221a Legione Camicie Nere partecipò alla conquista della Somalia britannica (Agosto 1940) in qualità di Ardito e si contraddistinse in diverse azioni di guerra in Africa Orientale Italiana: gli furono concesse una Medaglia di Bronzo, una d’Argento e, infine, una d’Oro al Valor Militare nell’ultima azione che lo vide protagonista durante la prima fase della Battaglia di Cheren, il 7 Marzo 1941, quando “immolò la sua gagliarda giovinezza”.

Le forze italiane, sotto pressione delle preponderanti unità corazzate britanniche dal 2 Febbraio, erano riuscite con eroismo ed enormi perdite a respingere tutte le offensive nemiche. Nobile fu tra i protagonisti di questa prima vittoriosa fase difensiva e cadde nei combattimenti “in faccia al nemico”, dimostrando, ancora una volta, il valore del soldato italiano: “Venuto a conoscenza che una nostra pattuglia era stata sorpresa ed attaccata dal nemico con forze superiori per numero ed armamento, partita volontariamente in soccorso della medesima con la propria Squadra Arditi con la ferma decisione di liberare i compagni, vendicare un caduto e recuperarne la salma. Giunto sul posto, incurante del micidiale fuoco delle armi automatiche e delle bombe dell’avversario, sistemato in posizione dominante, attaccava con pochi uomini il fianco del nemico e benché ripetutamente ferito, si portava a brevissima distanza dalla posizione che assaliva di sorpresa con bombe a mano, costringendo gli Inglesi alla fuga. Colpito a morte, spirava, rivolgendo il suo ultimo pensiero alla Patria e al Duce. Fulgido esempio di attaccamento al dovere”[4].

Il sorriso di Fernando Nobile, il suo sacrificio, il suo eroismo, non siano dimenticati. Recuperando la sua storia, siamo certi, saremo orgogliosi di sentirci Italiani.

Pietro Cappellari

[1] ACS, Mostra della Rivoluzione fascista, b. 2, f. Caltanissetta.

[2] “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia”, 12 Settembre 1938-XVI.

[3] Cfr. A. Valenti, Alessandro Tandura, 2 centimetri più alto del Re. Dal Piave al Birgot, Kellermann Editore, Vittorio Veneto (Treviso) 2006; e “Bollettino Ufficiale”, dispensa 57a, 6 Ottobre 1938-XVI.

[4] Attualmente la motivazione non compare nell’elenco della Presidenza della Repubblica Italiana.