CRIMINI PARTIGIANI IN BALCANIA: L'ATTENTATO DI LUBIANA DEL 10 GIUGNO 1942 E IL SACRIFICIO DELLA MAESTRA ARIELLA REA

30/3/2020

di Pietro Cappellari

Dopo la sconfitta della Iugoslavia dell'Aprile 1941, il giovane Stato che aveva tentato con un maldestro colpo di Stato di passare nel campo degli Alleati, l'intera regione venne occupata dalle Armate italo-tedesche e le nazionalità presenti ordinate in Stati indipendenti: Serbia, Croazia e Montenegro. Solo per gli Sloveni, come vedremo, non fu così. L'implosione della Iugoslavia e il dissolvimento del suo esercito fecero esplodere non solo l'antica e mai sopita rivalità tra le varie etnie slave, ma anche un forte movimento di resistenza, dapprima di stampo monarchico e, poi-dopo l'invasione dell'URSS da parte della Germania del Giugno seguente che spezzò il patto d'amicizia nazi-comunista-di matrice bolscevica. I Balcani divennero così un vero e proprio ginepraio. Le varie etnie presero a massacrarsi tra loro-e qui valga un accenno alla funzione di "cuscinetto" tra i vari contendenti svolta dal Regio Esercito-e la resistenza iniziò ad attaccare gli occupanti in un crescendo di agguati, sabotaggi, assassini, spesso con vilipendio di cadaveri, una prassi agghiacciante che indignò e inorridì i Comandi italiani. Contro lo stato di caos e disordine, il Regio Esercito-legittimo belligerante-intraprese vaste operazioni di bonifica: villaggi incendiati, deportazioni di massa, fucilazioni, furono il triste volto della controguerriglia anche in queste regioni. Come abbiamo accennato nel nostro breve saggio sul sacrificio degli Italiani nelle carte della Federazione del PNF di Fiume 1 , manca uno studio esaustivo che elenchi tutte le violenze che gli illegittimi belligeranti slavi condussero contro gli Italiani nella ex-Iugoslavia. Rimangono, scarsamente documentati e sconosciuti ai più, solo alcuni episodi inumani come quello avvenuto a Podhum (Fiume) il 12 Giugno 1942, del quale abbiamo già parlato 2. Oggetto di questa nostra nuova indagine è un altro episodio-simbolo della violenza comunista: l'attentato di Lubiana del 12 Giugno 1942. Un episodio cancellato dai libri di storia del quale vogliamo recuperare la memoria. La Slovenia, all'indomani dell'implosione della Iugoslavia, venne divisa tra Regno d'Italia, Regno d'Ungheria e Reich germanico. La parte meridionale di questa Nazione divenne una provincia italiana: la Provincia di Lubiana (3 Maggio 1941). Fu così che una popolazione di oltre 330.000 persone, in gran parte residenti nel capoluogo Lubiana e 95 Comuni si trovarono direttamente facenti parte del Regno d'Italia. Nonostante l'istituzione di un ordinamento autonomo con ampia partecipazione di Sloveni, nonostante una politica di "basso impatto" (17.ooo Sloveni fuggirono dalla zona annessa alla Germania per vivere in quella italiana), nella regione si sviluppò un forte movimento di resistenza anti-italiano. L'Alto Commissario Emilio Grazioli, nel Dicembre 1941, stante lo stato di disordine, eliminò tutti i Commissari distrettuali di nazionalità slovena, cercando di riportare l'ordine in un territorio dove con sempre maggiore frequenza venivano registrati sabotaggi, agguati, assassini. Intanto, fin dall'Ottobre 1941, era stata creata a Lubiana una Federazione del PNF, con tutte le organizzazioni dipendenti: GUF, GIL, OND, ecc. il tutto nel quadro di una più che problematica-e per molti aspetti fallimentare-politica di assimilazione dell'elemento sloveno. Probabilmente, la soluzione adottata, dovuta anche a complesse dinamiche geopolitiche, era legata al conflitto mondiale che continuava e, quindi, poteva non considerarsi come assetto immutabile.