RITROVATO L’I NNO DEL FASCIO DI LITTORIA (1942)
9/4/2020di Pietro Cappellari
Tra le carte del fondo della Mostra della Rivoluzione fascista conservate presso l
’Archivio Centrale dello Stato è stato ritrovato un componimento perduto, l’Inno del Fascio di Littoria, scritto dall’Avv. Alfredo Garisto nel Dicembre 1941.
L’idea di un canto che contraddistinguesse i fascisti del capoluogo pontino
era nata nell’Autunno 1941 da un’iniziativa della locale Federazione del PNF, che aveva lanciato un apposito concorso sulle pagine de “Il Solco”.
Un successivo bando, riservato ai residenti nella provincia Littoria, con scadenza 28 Febbraio 1942-XX, avrebbe scelto la musicazione dell’inno. Il lavoro musicale dove
va essere completo per pianoforte e orchestra. La Commissione giudicatrice sarebbe stata presieduta dal Segretario federale Ferdinando Pace e composta dal Capo Ufficio Stampa della Federazione, dal Direttore de “Il Solco”, dall’Avv. Garisto autore dell’inno e da esperti musicali.
La presentazione dell’opera al pubblico si sarebbe dovuta svolgere il 23 Marzo 1942-XX,nell’anniversario della fondazione dei Fasci.
Purtroppo, sia della musicazione, sia della cerimonia, non ci sono giunti particolari. Di Alfredo Garisco, si sa poco, lo ritroveremo Commissario prefettizio di Norma (Littoria) durante la RSI (Gennaio-Maggio 1944).
L’inno si apre con il richiamo ai reduci della Grande Guerra (Tornati al cimento da l’aspra frontiera), presentati come avanguardia del popolo italiano che, su ordine del Duce (Il Duce che vuole redimer le terre […] l’impegno d’onore- solenne ci dà
), sono mobilitati nell’opera di bonifica dell’Agro Pontino. Un’opera che è una vera e propria battaglia, non sono ingegneristica, sociale,civile, umana, ma anche politica:
Vincete la morte col Fascio nel core; fugate il nemico mortale
. In questa lotta titanica condotta con il ferro (
col ferro, col sangue, con impeto), la morte viene sconfitta e trionfa la vita, l’amore: col morbo disperso, [la terra] ribocca d’amor. Infine, la rivendicazio
ne dell’identità (Noi siam di Littoria fascisti e pionieri
) e la disponibilità, dopo questa vittoria, a nuove battaglie civili:
Siamo pronti alla guerra per campi e cantieri. Nella sua semplicità, dove non mancano comunque richiami aulici ( Se vincer fu bello la furia del
mostro / e possa non ebbe né l’ugna né il rostro), il testo richiama i cardini della propaganda fascista del periodo.
L’incipit con il richiamo ai reduci della Prima Guerra Mondiale è ovviamente la base di partenza per ogni ricostruzione de
ll’epica fascista. “E da Vittorio Veneto che si dipartono i gagliardetti della Rivoluzione fascista”, così come sono i reduci di quel conflitto che mobilitati per
una nuova guerra - questa volta civile, sociale, umana - si impongono contro la natura selvaggia e dispensatrice di morte, per costruire un domani di speranza, una Italia più grande. Il richiamo è a un tema già dibattuto nel
la “santificazione” dell’autocarro BL18, utilizzato durante il conflitto 1915
-1918, impiegato come mezzo di trasporto dagli squadristi e, infine, come mezzo di lavoro durante la grande opera di bonifica dell’Agro Pontino: «Ha fatto la guerra, ha fatto la Rivoluzione, farà anche la bonifica!»
2. Il lato politico non si limita alla professione di fede fascista, ma si cristallizza nel rapporto di devozione verso il Duce, cui tutto è ricondotto e tutto ridotto, un atteggiamento tipico di
quell’involuzione nel culto della personalità che si assistette in Italia dopo il 1936.
Pietro Cappellari
1Cfr. “Il Solco”, bollettino quindicinale del Fascio di Combattimento di Littoria, a. II, n. 5., 15 Gennaio 1942
-XX, in ACS, Mostra della Rivoluzione fascista, b. 5, f. Littoria.
2
Cfr. il fondamentale R. Sciarretta,
Le parole della bonifica. Narrativa, poesia, teatro e Agro Pontino 1922-1942
, Novecento, Latina 2007.