"DISPERATA": IL POEMA AFRICANO DI ALESSANDRO PAVOLINI
14/6/2020Ripubblicato il romanzo del “poeta armato” del fascismo,
con una nuova prefazione a cura di Pietro Cappellari
La ristampa di Disperata – prima edizione dell’Aprile 1937-XV della Vallecchi di Firenze – è stata fatta sul tomo un tempo conservato presso la biblioteca della Scuola di Mistica Fascista di Milano. Questo volume è giunto, quasi miracolosamente, fino ai nostri giorni. Dimenticato in qualche biblioteca pubblica, oggi ritorna a nuova vita grazie alla Europa Libreria Editrice di Roma.
Il tutto si inserisce nel quadro più generale di un recupero delle memorie e dei documenti autentici dell’esperienza fascista. Da alcuni anni, infatti, diverse case editrici hanno compreso l’importanza di “tornare alle origini”, ossia ripubblicare testi del periodo, mai più editi e scomparsi dal circuito librario. Ne è nato un vero e proprio filone che ha suscitato entusiasmo e, soprattutto, ha spezzato il monopolio sulla storia del fascismo che aveva la vulgata. Quella vulgata che tiene in ostaggio la storia della nostra Nazione da più di 70 anni. Un’operazione culturale, quindi, che non può essere che apprezzata ed incoraggiata.
“La Disperata” fu la più importante squadra d’azione di Firenze, come sarà il nome che contraddistinguerà nei cieli di Eritrea ed Abissinia la 15a Squadriglia da Bombardamento della Regia Aeronautica al Comando di Galeazzo Ciano, in cui fu arruolato anche Alessandro Pavolini, Ufficiale Osservatore ed inviato di guerra per conto del “Corriere della Sera”.
Il libro di Pavolini non è comunque solo un libro di guerra o un libro di militanza fascista, termini ormai troppo inflazionati, il cui significato si confonde con quello della propaganda, se non direttamente con quello del “male assoluto”. Le gesta dei “disperati” della 15a Squadriglia, certamente, non vanno confusi con la propaganda, ma appartengono a quel misticismo fascista, poi cantato ed incarnato da tipi come Niccolò Giani, che fa dell’“uomo nuovo” degli anni ’30 un’idea anticipata dall’azione. Pavolini, per andare alla guerra, lasciò una moglie e due figli in tenera età e una “comoda” – ci perdoni il termine – poltrona ministeriale. E non fu il solo, ma solo uno dei tanti. Centinaia di migliaia di Italiani, soprattutto giovanissimi, chiederanno di essere arruolati Volontari per un’impresa che sapeva di avventura e di riscatto. Sono ragazzi di una “gioventù d’acciaio”, cresciuta nel mito e vivente per il mito.
Oggi questo mito viene riproposto tra le righe di un romanzo d’amore e di guerra, con una nuova prefazione affidata al Dott. Pietro Cappellari, ricercatore e Direttore de “L’Ultima Crociata”.
Lemmonio Boreo