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9/1/2010UN SITO DEDICATO AGLI SCRITTI DI ITALO MERLI
Italo Merli, insegnante e pubblicista imolese, condusse, nel corso degli anni, una militanza culturale e civile coraggiosa e solitaria, che gli attirò non poche ostilità, ostracismi e intimidazioni.
I suoi scritti, che raccoglieremo via via in questo sito (dal carattere non militante, ma esclusivamente culturale e storico-documentario) per consegnarli (unitamente ai ricordi, sobri e insieme virilmente commossi, di alcuni di coloro che più da vicino lo conobbero e lo amarono) alla memoria e allo studio futuri, rivestono in ogni caso (che se ne condivida o meno lo spirito) un interesse innegabile alla luce dell'odierno dibattito storiografico, che potrà, se non ridimensionare, almeno indurre a ripensare alcuni aspetti della Resistenza, della post-Resistenza e della pacificazione nazionale, che in molti casi sono stati, se non mitizzati, perlomeno letti e celebrati secondo un'ottica unilaterale, che ne marginalizzava, volutamente o meno, le ambiguità, le zone d'ombra e le pieghe più controverse.
Da sottolineare che Italo Merli condannava senza riserve l'antisemitismo e le persecuzioni razziali. Ma sottolineava come essi si fossero manifestati anche in Unione Sovietica, dove, alle gerarchie staliniste, un'identità mobile, multiforme, cangiante e cosmopolita come quella ebraica non poteva che apparire insidiosa per un sistema autoritario, statico ed omologante, pur se inizialmente nato (come il Fascismo, del resto, avvicinabile allo Stalismo sotto la comune definizione di Totalitarismo, nell'accezione in cui lo intendeva l'ebrea Hannah Arendt) da intenti e aneliti di rinnovamento e di rivoluzione.
"Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione", scriveva Pavese, comunista non immune da dubbi, alla vista di caduti non rossi, ma neri.
M. V.