7 DICEMBRE 1970: 50 ANNI FA IL “GOLPE BORGHESE”…

7/12/2020

Una storia d’amore e d’avventura di Pietro Cappellari, ambientata anche a Nettuno e Rieti

Dopo una trentina di saggi, studi storici profondi, ineccepibili ed irripetibili (…un altro Cappellari non lo troveremo mai) “esce” a dispetto del covid e della “dittatura di regime”, il primo romanzo, Tora Tora, “storia d’ amore e d’avventura”, ambientato nel periodo del cosiddetto “golpe Borghese”, proprio dell’amico Cappellari. Dottore in Scienze Politiche, Dottore magistrale in Storia e Società, collabora con la Fondazione della R.S.I., è il Direttore del periodico “L’Ultima Crociata” e della Biblioteca di Storia Contemporanea “Coppola” di Paderno (Forlì); cittadino onorario di Capodistria (in esilio) e, come già accennato, autore di fondamentali studi e saggi sul nostro territorio, ma non solo. Adesso è alla prova con quello che può definirsi un romanzo storico.

In questo racconto, ambientato negli anni Settanta, gli interpreti sono a volte facilmente riconoscibili, almeno per chi conosce le vicende ed i protagonisti, altre volte possono apparire più misteriosi e nascosti, quasi di fantasia.

Proprio in questi giorni ricorre il 50° anniversario degli eventi presi in esame ed il Dottor Cappellari è un classe ‘75, nasce mentre si chiude la guerra del Vietnam, viene inaugurata Gardaland, esce nelle sale Amici miei, muore Pasolini, i Queen pubblicano A night at the opera, il loro quarto album, che consacrerà la band britannica nel panorama del rock mondiale. Nascono oltre al Cappellari, anche Drew Barrymore, Angelina Jolie, Anna Valle, Charlize Theron, Martina Colombari (per fortuna): il Torino vincerà, dopo 27 anni, quello che ad oggi è il suo ultimo titolo nel calcio.

Veniamo ai fatti in cui si ambienta Tora Tora: nella notte tra il 7 e l’8 Dicembre 1970, il Principe Junio Valerio Borghese – ex Comandante della Decima MAS, a capo del Fronte Nazionale – guida un tentativo di colpo di stato, definito in codice Operazione “Tora Tora”. Il riferimento è all’attacco giapponese a Pearl Harbor del 1941.

Il golpe verrà definito come un atto “iscritto in un disegno lucido” ma “velleitario”, nonostante esponenti di Avanguardia Nazionale fossero penetrati, con il consenso delle Forze dell’Ordine (?), fin dentro il Ministero degli Interni, impossessandosi di ben 200 mitra. Si eviterà, inoltre, presumibilmente, di sottolineare il ruolo giocato dai Servizi segreti e i rapporti con le Forze Armate. Le poche condanne comminate (per cospirazione politica e associazione a delinquere) saranno assai miti. La Corte d’Assise d’Appello nel Novembre 1984 assolverà comunque tutti da ogni accusa. Il 24 Marzo 1986, la Cassazione confermerà definitivamente l’assoluzione generale. Per la giustizia, il “golpe Borghese” non era mai avvenuto.

Ai tempi dei fatti, sera del 7 Dicembre 1970, io facevo le scuole medie presso l’Istituto “San Franceso d’Assisi” di Nettuno. Ricordo distintamente mio padre, Loreto Sulpizi, Maresciallo di P.S. e cinofilo alla Caserma “Piave” di Nettuno, rientrare con faccia seria, contrariamente al solito, e dire a mia madre: «Stasera dormo in caserma, ordine di servizio ci rivediamo dopodomani!»…

Duecentoventiquattro pagine, un antefatto, 13 capitoli ed un epilogo: si parte da Nettuno, Marzo 1945, dalla mai dimenticata Piazza Regina Margherita. Io abitavo in Via Bainsizza che dallo stradone del cimitero americano, incrociando Via Ala, Via Zara, Via Monte Grappa e Via IV Novembre, dopo aver accarezzato il bar dei Mille, defluisce in quella che oggi qualcuno tenta di chiamare, nel disinteresse generale, Piazza Garibaldi, davanti al forno dove il mitico Aristodemo “faceva la guardia”… Poi le vicende si spostano a Roma, in Via Quattro Fontane, dove ci sarà il primo, ma non ultimo “tutti a casa”, un copione destinato a ripetersi. Poi, a Bergamo nel 1953, ma soprattutto a Trieste, con Leone estasiato dalle notizie e dal clima patriottico che si viveva in Piazza Unità d’Italia. Il Leone dell’Ultima Crociata, delle notti insonni a comporre articoli e giornali. E, poi, l’Italia del ’69. Dopo gli anni passati in Congo dal nostro Leone, sono anni rivoluzionari; gli incidenti di Genova; il Concilio Vaticano (purtroppo) II, che cancellerà una Tradizione millenaria, si vende l’anima al diavolo, per esser al passo coi tempi; l’Ungheria; l’invasione della Cecoslovacchia, i ragazzi di Buda, i ragazzi di Pest; Bolzano ‘61, gli attentati dinamitardi, ma anche, per chi come me aveva dieci anni, l’Italia che vince a Roma contro la Jugoslavia il suo unico Europeo di calcio.

Il 12 Dicembre ‘69, un ordigno esplode nella sede milanese della Banca Nazionale dell’Agricoltura; il 18 Aprile 1970 a Genova il Volontario Ugo Venturini, sarà il primo di una lunga serie di caduti fascisti, mentre difende il palco del comizio di Giorgio Almirante. In un clima di crisi, “strane ombre si aggirano per Roma, con strani cappucci, nonostante scivolino fra piazze religiose, non sono uomini di Chiesa”…

Il romanzo, nella Primavera del ’70, si sposta in luoghi dove ho consumato decine di scarpe da ginnastica: Rieti, il “Quattro Stagioni”, Via Roma, Viale Maraini, il cimitero comunale e poi Posta, Vindoli, Leonessa, Spoleto, Poggio Bustone. Il triangolo Rieti-L’Aquila-Terni non aveva per me segreti: a Rieti, molti militavano in movimenti neofascisti, cameratescamente, tanto e vero che la sede di Avanguardia Nazionale era nei medesimi locali della Federazione del MSI.

Si arriva e si torna nella Capitale, Estate 1970, si intreccia con Firenze, Peschiera e siamo a Settembre, Torino, Sarmana: Autunno caldo, quello che molti speravano stesse per compiersi o forse no!

Ne abbiamo già parlato: i militanti di Avanguardia Nazionale si devono recare in Via dell’Arco della Ciambella, nel cuore di Roma… e le pagine scorrono sotto forma di romanzo, intorno all’Operazione “Tora Tora”, sullo sfondo di una Italia in fermento, fra ribelli giovani e meno, pronti a sacrificarsi per la Causa a prescindere, ignari di molte cose.

Roma o Mosca, faceva freddo, pioveva, delusione, dubbi, non resta che raggiungere le macchine e riparare a casa… “Saliamo in auto, scompariremo nella nebbia della Salaria”: rimarranno solo due souvenir, per collezione… del resto, il 24 Marzo 1986 la Cassazione confermerà definitivamente l’assoluzione generale.

Bello come un romanzo, teso come un thriller, affascinante e cupo come un noir, misterioso come un giallo di Maigret, scorrono fluide e veloci le oltre 200 pagine. Io l’avrei condito con qualche pagina alla Il postino suona sempre due volte o come Torbido inganno di Lana ed Andy Wachowski: scusa Pietro! Ma fa niente, tanto per la Giustizia, il “golpe Borghese” non è mai avvenuto.

Alberto Sulpizi

Responsabile cultura Proloco Nettuno