La battaglia di Cisterna
5/7/2022di Pietro Cappellari
Un muro d’acciaio chiamato “Hermann Göring”
L’operazione su Cisterna di Littoria si fondava essenzialmente sulla fiducia che i Comandanti alleati nutrivano nelle migliori truppe di cui disponevano nel settore europeo: i Rangers del Col. William Orlando Darby. Istruiti secondo le tecniche dei Commandos britannici, la loro costituzione era stata fortemente voluta dal Gen. Truscott. Il loro nome richiamava un periodo “aureo” della storia degli USA. Richiamava le storie della “frontiera selvaggia”, del Far West: la guerra contro i Pellerossa e la loro definitiva sottomissione-scomparsa era stata possibile anche grazie all’impiego di incursori che penetravano tra le loro fila, i cosiddetti Rangers.
Quando, nel 1942, l’US Army volle costituire un’unità speciale di incursori il nome scelto fu proprio quello di Rangers. Le selezioni furono dure. Si trattava di volontari di sola razza caucasica, scelti personalmente uno a uno dopo un colloquio con il Comandante Darby.
I Rangers erano un’unità di Fanteria leggera appositamente studiata per gli sbarchi anfibi, quando si riteneva necessario contare su personale specializzato nelle incursioni oltre le linee nemiche: con puntate rapide e decise i Rangers avevano il compito di disarticolare il sistema difensivo avversario e preparare il terreno per l’attacco in massa delle Divisioni di Fanteria.
A Cisterna di Littoria, proprio questo fu chiesto di fare agli uomini del Col. Darby. Il progetto di sfondamento del fronte, infatti, prevedeva un’incursione dietro le linee nemiche da parte dei Rangers. Una volta superata la prima linea avrebbero dovuto scardinare i capisaldi germanici e permettere l’attacco frontale della 3a Divisione Fanteria USA.
Il Gen. Truscott era sicuro che le sue “creature” non avrebbero fallito: quella su Cisterna di Littoria era un’operazione sulla quale si faceva estremo affidamento. Per l’occasione spostò il suo Comando a Borgo Montello, sulla linea di partenza dell’attacco. Avrebbe seguito in diretta la conquista dell’importante centro abitato.
Chi poté osservare i Rangers prima dell’azione, mentre con aria spavalda si preparavano cantando la canzone Pistol Packin’ Mamma, mentre oliavano i loro Thompson – l’arma preferita dai gangster di Chicago – non ebbe dubbi: quegli uomini non avrebbero fallito.
Erano stati tutti concentrati “a riposo” nella pineta di Nettunia e, dai tempi del loro imbarco a Pozzuoli, non si erano rasati, tanto che – come disse disgustato un Paracadutista statunitense – sembravano “dei tagliagole o degli ubriaconi”.
Il giorno prima dell’attacco, i barbieri ebbero il loro bel da fare per “sistemare” quelli che sarebbero passati alla storia come i “liberatori” di Cisterna.
A difesa di questa cittadina era posta una delle migliori Divisioni germaniche, la Fallschirmpanzer Division “Hermann Göring” del Gen. Paul Conrath. Questa unità di Paracadutisti Corazzati dell’Aeronautica germanica traeva origine dalle squadre di polizia speciale create dal Ministro degli Interni della Prussia Hermann Göring, all’indomani della travolgente vittoria elettorale del Partito Nazionalsocialista del 1933. Il loro compito era stroncare ogni attività comunista nel Paese.
Nel corso degli anni, questa unità subì un notevole sviluppo, seguendo di pari passo l’ascesa politica del suo fondatore. Göring, divenuto Ministro dell’Aeronautica, istituì la Luftwaffe e trasformò la sua unità in Regiment “General Göring” che, nell’ottobre 1940 – dopo aver partecipato a tutte le operazioni militari nell’Europa dell’est e in Francia – divenne una delle più prestigiose Divisioni del Reich.
Dopo essere stata duramente impegnata in Tunisia e nell’Italia meridionale, questa unità venne posta in riposo nella zona di Frosinone. Fu qui che si trovava quando avvenne lo sbarco del 22 gennaio 1944.
Si trattava di giovani volontari, selezionati dalla Hitlerjugend, motivati e coscienti della loro missione per la grandezza della Patria germanica. La loro fede trascendeva l’ideale politico, tramutandosi in una mistica religiosa.
Di certo, l’attacco americano su Cisterna di Littoria non iniziava sotto una buona stella. Il 29 gennaio 1944, nel corso di un’incursione aerea germanica contro la testa di sbarco, una bomba radiocomandata aveva colpito e affondato l’Incrociatore britannico “Spartan”. Tuttavia, si era pronti per il grande balzo su Velletri. Questione di ore e tutto si sarebbe concluso.
L’abitato di Cisterna era da giorni sotto il tiro delle artiglierie e delle aviazioni alleate. A ogni ora si registravano esplosioni e si seppellivano morti. Tutti civili.
Solo il 28 gennaio furono una ventina le vittime della colonna di fuoco che investì la cittadina, molte seppellite nel crollo del Ricovero “Corsi”, centrato in pieno da una bomba di grosso calibro: Maria Teresa Cipriani di un anno, Irma Molinari di nove, Liliana Molinari di quattro, Maria Molinari di sette, Renata Molinari di un anno, Silvana Molinari di dodici, Gastone Solfranieri di quattordici anni, ecc.
Nelle prime ore del 30 gennaio 1944, venne dato il via all’operazione: il 1° e il 3° Battaglione Rangers si infiltrarono in territorio nemico, strisciando all’interno del Fosso di Pantano, facendo affidamento al buio e alle loro alte qualità di combattenti.
Tutto sembrava esser stato studiato per il meglio. Ogni sentinella germanica incontrata venne sgozzata senza che avesse avuto il tempo di rendersi conto di ciò che stava accadendo. Nulla pareva fermare i Rangers. Venne agevolmente superata la prima linea tedesca e si arrivò a poche centinaia
di metri dall’abitato di Cisterna: era fatta, pensarono.
Invece, i Germanici si accorsero del loro arrivo e li attaccarono in massa:
Il successo era a portata di mano. Gli uomini affrettarono il passo per raggiungere rapidamente le prime case ai margini della cittadina.
Furono accolti da una grandine di pallottole. I Tedeschi si erano accorti del loro avvicinarsi, li avevano lasciati avanzare e li attendevano in un agguato mortale. Cannoni semoventi apersero il fuoco a zero, tiratori scelti abbattevano ad uno ad uno i Rangers che spuntavano al margine del fossato e ben presto apparvero i carri armati che sparavano avanzando.
Il Gen. Truscott, conscio della drammatica situazione in cui erano finiti i suoi uomini, provò a sfondare la prima linea mobilitando la sua 3a Divisione.Anche il 4° Battaglione Rangers fu gettato nella mischia.
Le unità statunitensi, raggiunta la prima linea nei pressi di Isolabella, si trovarono di fronte a una forte resistenza che bloccò ogni ulteriore iniziativa. Gli uomini della Divisione “Göring”, in collaborazione con elementi della 114a Jäger Division, avevano fatto muro e nessuno quel giorno riuscì a superare le difese tedesche.
Gli Angloamericani cercarono di salvare il salvabile e scaricarono contro tutta la prima linea germanica un intenso fuoco d’artiglieria, chiedendo all’aviazione di fare il resto.
Il 30 gennaio, davanti a Cisterna di Littoria, la battaglia infuriava. Dopo mezzogiorno, vi fu l’ultima richiesta d’aiuto da parte del 3° Battaglione Rangers, poi, il silenzio.
Unità della 3a Divisione Fanteria USA continuarono ad attaccare su un ampio settore che andava da Carano di Aprilia a Isolabella. Ma tutto fu inutile.
Il giorno successivo, il 31 gennaio, ben sei Generali alleati accorsero al monastero di Borgo Montello. Tra questi vi erano addirittura Clark e Lucas. Fu dato l’ordine di attaccare immediatamente Cisterna di Littoria con alcuni freschi Battaglioni di Fanteria della 3a Divisione al comando di uno dei migliori Ufficiali dell’US Army, il Ten. Col. Jack Toffey. L’assalto si risolse in una nuova e completa sconfitta. La linea tedesca arretrò di qualche centinaio di metri, ma l’intero sistema difensivo non fu nemmeno scalfito, le perdite degli Statunitensi furono talmente alte che l’intera 3a Divisione fu considerata “esausta”, impossibilitata ad avanzare e costretta a ritirarsi: le perdite (morti, feriti, dispersi/prigionieri) raggiunsero l’impressionante cifra di 1.500 uomini, più di quelle registrate il giorno dello sbarco a Salerno.
Le operazioni vennero definitivamente sospese: l’unità del Gen. Truscott era stata “azzoppata”. Dall’inizio dello sbarco aveva perso già tremila uomini, centinaia di carri e mezzi blindati e, ormai, non era più in grado di sostenere nessun attacco: “La 3a Divisione cessò di attaccare, sistemò frettolosamente la propria linea e si dispose a passare alla difensiva”.
Che fine avevano fatto i due Battaglioni Rangers lanciati alla conquista di Cisterna?
Fu una disfatta: “Dei 767 uomini che avevano preso parte all’attacco dei Rangers, soltanto sei ritornarono. Gli altri erano stati uccisi o fatti prigionieri dai Tedeschi”.
Per molti anni, basandosi su questo dato, si è tentato di costruire un mito: quello dei Rangers immolatisi in battaglia. Infatti, venne fatto intendere tra le righe che i 761 Rangers mancanti avessero
combattuto fino all’ultimo uomo, sacrificandosi in gran parte sul campo, scrivendo una delle pagine più gloriose dell’Esercito americano.
Tuttavia, sembra che le cose non siano andate esattamente così.
Una prima precisazione deve essere fatta riguardo ai partecipanti all’attacco su Cisterna di Littoria. Infatti, al fianco del 1° e del 3° Battaglione Rangers, operò anche un Plotone di 43 soldati del 3rd Reconnaissance Troop, di cui solo uno tornò alle proprie linee.
Le perdite ufficiali tra le unità mandate oltre le linee ammontarono precisamente a 803 uomini.
Appare incredibile che, di quella che dovrebbe essere stata una delle più eroiche battaglie dell’US Army, non esista un elenco dei caduti.
Nostre ricerche negli Stati Uniti hanno dato esito negativo: non esistono dati definitivi sui Rangers caduti o feriti nella battaglia di Cisterna.
Le testimonianze dei reduci sono alquanto inattendibili, sembrano più copioni di un lungometraggio studiato per Hollywood che relazioni militari.
Si parla in genere di 400 Germanici uccisi in combattimento – un centinaio finiti a colpi di baionetta – e di diciassette tra Panzer e carri semoventi distrutti dai soli Rangers, prima di essere sopraffatti. Successo incredibile per un’unità di Fanteria leggera, priva di armi pesanti…
Comunque sia, si tratta di dati che non trovano riscontro nella realtà dei fatti. Nel rapporto sulle operazioni della 14a Armata germanica del 31 gennaio 1944 – quello in cui dovrebbero essere inserite anche le perdite della “Göring” del giorno precedente – si parla solamente di 94 caduti e 205 feriti
su tutto il fronte di Nettunia. Nessun mezzo corazzato viene segnalato come perduto.
Naturalmente, se nelle testimonianze dei reduci statunitensi si parla con tanta precisione delle centinaia di perdite inflitte ai Germanici, si sorvola sul numero di quelle subite. Alcune dichiarazioni parlano di circa 350 caduti tra gli Americani, rimanendo evidentemente ancora nel campo della cinematografia.
Chi si è sbilanciato, andando oltre certe ricostruzioni agiografiche, ha affermato che i caduti tra le fila dei Rangers a Cisterna di Littoria furono di solamente 12, a cui si dovettero sommare 36 feriti e 713 catturati.
Si tratta di una stima inferiore alla realtà, ma che dà comunque bene l’idea di quello che accadde: i caduti tra gli 803 uomini che non tornarono nelle proprie linee furono pochi, si trattò di una vera e propria resa di massa.
La sera del 30 gennaio, i Comandi germanici soddisfatti comunicarono:
Il nemico ha subito gravi perdite, specialmente nel settore della Fallschirmpanzer Division “Hermann Göring”. Sono stati presi prigionieri 786 uomini, compresi 49 Ufficiali: 680 di questi sono stati catturati dalla Fallschirmpanzer Division “Hermann Göring”. Tre carri nemici sono stati distrutti.
Rangers, dopo aver superato la prima linea, si trovarono circondati dai mezzi corazzati e tentarono una disperata, quanto inutile difesa, nella speranza che sopraggiungesse la 3a Divisione USA.
Infatti, la loro missione era solo quella di penetrare tra le linee nemiche e iniziare a demolire i caposaldi germanici, in attesa che arrivassero le altre forze. Un ruolo di “rapido impiego” che si rilevò disastroso in quella situazione: la 3a Divisione statunitense fu respinta dalla prima linea tedesca e non giunse mai a Cisterna di Littoria. Neanche il 4° Battaglione Rangers riuscì a superare le difese germaniche.
In questa situazione, quando ormai cominciavano a scarseggiare le munizioni, non vi fu altro da fare che arrendersi. In massa.
Alcuni Comandanti cercarono di fermare i propri uomini che, accerchiati dai Panzer, gettavano le armi e si dirigevano con le mani alzate verso i Germanici. Si cercò addirittura di dissuaderli usando le armi. Un’Ufficiale ricordò come «neppure con le pallottole si riuscì a impedirglielo». Nessuno aveva l’intenzione di “fare l’eroe” e i Comandanti dovettero rimanere a guardare le proprie unità che si scioglievano senza poter far nulla.
Il Col. Darby fu immediatamente avvertito della grave situazione in atto. Il Serg. Magg. Robert E. Ehalt, un veterano dei Rangers, fu lapalissiano. La prima cosa che disse era che stavano finendo le munizioni e i soldati si stavano arrendendo. Darby, incredulo, cercò di spronare il suo Sottufficiale a
intervenire per impedire questa vergogna, volle sapere chi era che camminava con le mani alzate e, infine, preso dalla disperazione ordinò: «Non permetterlo! Dì agli Ufficiali di sparare!». Ma nessuno, oramai, era in grado di farlo. I Rangers si erano già tutti arresi. In massa.
Quella del 30-31 gennaio fu una vera e propria disfatta. Per sei settimane la catastrofe fu tenuta segreta, nessuno fu autorizzato a parlare di quello che era avvenuto e la censura fu ferrea, fino a quando a raccontare quello che era veramente avvenuto furono i giornali dell’Asse. La stampa alleata incominciò a paragonare il disastro di Cisterna a quello di Fort Alamo e di Little Big Horn, le storiche clamorose sconfitte subite dall’esercito statunitense nel corso della sua breve storia.
Clark ordinò un’inchiesta – che, naturalmente, non approdò a nulla – e pensò addirittura di silurare Truscott. Fu Lucas a ricordare a Clark che l’azione era stata approvata da lui stesso…
Solo dopo molti anni, anche a livello ufficiale statunitense, si è dolorosamente affermato: “Il disastro di Cisterna deve essere onestamente ammesso”.
Si trattò della più grave disfatta subita da una piccola unità in tutta la Seconda Guerra Mondiale.
“La Tribuna” di Roma, seppur errando nell’identificare la nazionalità dei reparti, ben evidenziò ciò che era accaduto davanti a Cisterna di Littoria:
Due Battaglioni rafforzati appartenenti alla prima Divisione di Fanteria britannica [sic] hanno deposto le armi. Come precisa il comunicato germanico, durante il rastrellamento della sacca è stato liquidato un Reggimento di Fanteria nemico rafforzato con carri armati. Ai più che 900 prigionieri catturati altri se ne sono aggiunti […].
Il 3 febbraio 1944, duemila prigionieri angloamericani vennero fatti appositamente sfilare per le vie della Capitale. Un corteo interminabile che attraversò le maggiori vie della Città Eterna: l’unità più rappresentata era quella dei Rangers…
Secondo quanto scrisse Katz: “A Roma i Rangers prigionieri furono fatti marciare in fila per cinque intorno al Colosseo, a beneficio dei fotografi tedeschi. I fascisti sghignazzavano e sputavano dai balconi sulla colonna che veniva condotta verso i campi di prigionia temporanei”.
Le Autorità della RSI, invece, sottolinearono la compostezza del comportamento della popolazione romana. Una donna e un uomo di origine austriaca vennero fermati dalla Polizia Repubblicana perché avevano solidarizzato con i prigionieri che sfilavano.
I giornali della Repubblica Sociale Italiana ironizzarono a lungo sull’arrivo a Roma dei “liberatori”. Un volantino diffuso in quel periodo nella Capitale diceva:
Italiani,
gli Angloamericani, sbarcati a Salerno e conquistata Napoli, aiutati dal tradimento della Monarchia e del Maresciallo Badoglio, vi avevano promesso di essere, “tempo permettendo”, a Roma per Natale.
Poi, la pioggia, la neve, le montagne, la nebbia e il resto – tutto meno che il valore delle truppe tedesche – hanno scompigliato i loro piani. Cosicché è probabile che, se il tempo non si rimetterà, a Roma gli Angloamericani non saranno nemmeno per Pasqua.
E così fu…
La resa in massa di un’unità tra le più efficaci del teatro mediterraneo pesò come un macigno nel proseguo delle operazioni sul fronte di Nettunia. Lo smacco di Cisterna suggellò il destino dei Rangers: “Alle 10:30 del 27 marzo 1944, i 19 Ufficiali e i 134 uomini rimasti del 4° Battaglione Rangers, lasciarono [Nettunia] diretti a Napoli e poi in America. La battaglia dei Rangers nel Mediterraneo era finita”.
Era finita… nel peggiore dei modi.
Si cercò di trovare una giustificazione a tale disastro e la si trovò nel fatto che i Rangers – unità di Fanteria leggera – erano stati mandati “per errore di valutazione” contro una Divisione Corazzata.
La colpa, quindi, venne fatta ricadere essenzialmente sui Servizi di informazione statunitensi che avevano errato nell’identificare i reparti germanici posti a difesa di Cisterna: si pensava che vi fossero solo unità di Fanteria demoralizzate e prive di mezzi corazzati.
La cosa di per sé appare, comunque, improbabile. La presenza in zona della Divisione Paracadutisti Corazzati “Hermann Göring” era nota fin dai primi giorni dello sbarco e non pochi reparti americani avevano avuto degli “spiacevoli” contatti con questa unità. Si ricorda, ad esempio, quando il 26 gennaio 1944 – solo quattro giorni prima della disfatta di Cisterna – la Compagnia D del 504° Reggimento Paracadutisti USA, che aveva occupato dei ponti sul Canale Mussolini, era stata messa in fuga dai Panzer della “Göring”.
Non sappiamo, quindi, su quali presupposti si basasse la valutazione che una Divisione Corazzata non avesse… mezzi corazzati.
Infine, l’efficienza bellica della “Göring” era nota a tutti. Ricordò Alberto Tarchiani l’incontro avvenuto con un soldato britannico nel settore Tor S.Lorenzo-Fosso della Moletta:
[…] Uno di costoro che è uscito per un momento da un buco tra gli arbusti e si è avvicinato con fare scontroso alla nostra casa, come ad un simbolo sia pure avariato di umanità, mi domanda tra l’ansioso e il seccato: «È vero che abbiamo davanti la Divisione Corazzata “Göring”?».
Rispondo che l’ho sentito dire, che è probabile. L’altro scrolla il capo con evidente senso di noia, se non di scoramento: «La troviamo dappertutto. In Africa, in Sicilia, a Salerno, sul Volturno, in Abruzzo, a Cassino, qui…». Si ferma perplesso. Sembra voler dire: «È immortale e implacabile… ci impedisce ogni movimento…».
Nonostante che la “Göring” fosse in tutt’altro settore, il fantasma della sua presenza impensierì non poco i soldati britannici per molti giorni:
[A Tor S. Lorenzo] corrono più che mai voci di colpi di mano. La “Göring” sarebbe proprio lì, sulle prode del Moletta, pronta a scagliarsi avanti. La fantasia fa spostare questa leggendaria Divisione Corazzata, con rapidità vertiginosa, lungo tutto il fronte di battaglia; sempre in vena di attaccare e travolgere, munita di irresistibili mezzi meccanici, animata da uomini eccezionali per pratica, abilità, audacia di manovra. Ognuno sente come il fucile che ha in mano, la mitragliatrice che punta, la bomba che carezza sono armi inani contro i mostri d’acciaio che avanzeranno. Disastroso stato d’animo che fa quasi dimenticare le tanks e le artiglierie che pur sono schierate anche dal nostro lato. E le mine che rendono malagevoli gli approcci.
È vero che, pochi giorni prima dell’attacco, un antifascista napoletano reclutato dall’OSS e inviato in ispezione oltre le linee, aveva riferito che vi erano poche unità nemiche a difendere Cisterna di Littoria, come è vero che, poco dopo, questa informazione era stata smentita da una relazione dei
Servizi di informazione statunitensi in cui si affermava che la cittadina poteva avere “difese notevoli”…
Sul morale dei Germanici abbiamo già detto abbastanza e credere che i reparti tedeschi fossero pronti alla resa è pura fantasia.
Annotò il Gen. Lucas nel suo diario, quando, nel pomeriggio del 30 gennaio si profilava la sconfitta statunitense: “Il morale dei Tedeschi fatti prigionieri è molto basso, ma non quello degli uomini della ‘Hermann Göring’. Sono soldati molto giovani e molto spavaldi, estremamente combattivi, convinti di star vincendo la guerra”.
Proprio questi giovani nazionalsocialisti, poche ore prima, avevano liquidato le migliori unità statunitensi presenti nello scacchiere mediterraneo…
I Rangers fallirono in quanto non riuscirono a scardinare le difese germaniche di Cisterna. Furono subito circondati e costretti alla resa, nucleo per nucleo. Il fatto che la 3a Divisione rimase inchiodata a Isolabella fu solo un fatto accessorio, che peggiorò una situazione di per sé già drammatica.
Lo stesso Gen. Clark attribuì il disastro al Comandante Truscott, che ben conosceva le peculiarità di questa unità speciale e, soprattutto, doveva conoscere il nemico che aveva davanti a sé. Invece, il Comandante della 3a Divisione ignorava l’esatta ubicazione del sistema difensivo germanico e, nonostante ciò, mandò allo sbaraglio i Rangers convinto di ottenere un facile successo.
Il Gen. Clark, terribilmente deluso dall’operazione, non poté che constatare come gli uomini del Col. Darby erano “stati impiegati stupidamente”…
Per giustificare la resa di massa di tutte le Squadre dei Rangers fu sostenuto che i Germanici usarono come ostaggi gli Statunitensi già catturati. Alcuni vennero uccisi sommariamente per accelerare la resa delle Squadre che ancora combattevano,altri vennero fatti fuori accidentalmente dagli stessi Rangers che tentavano di sottrarsi alla morsa germanica. Ad affermare tutto ciò fu, nientemeno, che il Ten. Charles M. Shunstrom, l’Ufficiale dei Rangers che in Sicilia aveva fucilato i soldati italiani dopo che si erano arresi…
Se gli episodi narrati dal Ten. Shunstrom si verificarono realmente, vista la esiguità del numero dei morti tra le file statunitensi viene da domandarci: quanti Rangers allora caddero in combattimento?
Il fallimento dell’attacco su Cisterna di Littoria fu addebitabile esclusivamente alla pochezza dei Comandanti angloamericani e non certo alle truppe che si batterono come poterono, oltre ogni umana possibilità.
L’intera operazione era già partita male a causa di una “deficienza esplorativa”, dovuta
anche ad ordini affrettati, che imposero alle truppe sforzi eccessivi (marce notturne), senza poter dar modo ai Comandanti di poter riconoscere tempestivamente l’ambiente dove essi erano chiamati ad agire […].
Da ciò la tendenza dei Comandanti alleati ad avere scarsa fiducia nelle proprie truppe ed in sé stessi e ad abbondare nelle ricognizioni offensive che portarono alla paralisi progressiva di ogni loro impulso.
Da notare, infine, che l’impiego a spizzico delle unità fece mancare la sorpresa nell’attacco e fece capire ai Tedeschi la insufficiente decisione da parte alleata di voler agire offensivamente.
Il Gen. Truscott era stato sconfitto, davanti a sé non aveva che truppe germaniche stremate e insufficienti a tenere saldamente quel tratto di fronte, che non avrebbero potuto sperare né nell’arrivo di rinforzi, né in una seppur minima copertura aerea; eppure la sua Divisione – il fior fiore dell’esercito americano, ricca di mezzi, armi e materiali – era stata “azzoppata” e ripiegava mestamente entro quelle linee lasciate con la certezza della vittoria poco prima.
Anche in questa operazione si puntò essenzialmente su un crollo morale dei Germanici e non a una loro sconfitta sul campo. Per i Comandanti alleati, in quelle condizioni, nessun nemico avrebbe resistito psicologicamente: era chiaro che la guerra era perduta e ogni ulteriore resistenza sarebbe stata un inutile suicidio. Quando si accorsero che i Tedeschi erano intenzionati a combattere e a vincere, ormai era troppo tardi.
Il Col. Darby, che durante la battaglia aveva pianto per l’ingloriosa fine del suo reparto, fu richiamato in Patria. Tornò in Italia solo nella primavera del 1945, al comando della 10a Divisione da Montagna USA, trovando la morte il 30 aprile 1945, nei pressi di Torbole (Trento), colpito da una scheggia di granata.
I Rangers, successivamente, vennero impiegati più efficacemente nello sbarco in Normandia, ma lo scotto per lo smacco di Cisterna fu una macchia indelebile, tant’è vero che per lungo tempo di loro non si sentì più parlare. Lo spettro della Divisione “Hermann Göring” rimase a lungo nei “sogni” dei
Comandanti militari statunitensi.
L’US Army decise di ricostituire unità Rangers solo nel 1974, per le esigenze della guerra del Vietnam.
Erano passati trent’anni dalla disfatta di Cisterna…