A Paderno...con amore
8/10/1995L’8 ottobre 1995 è stata e sarà una grande data per l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della Repubblica Sociale Italiana.
Un sogno, durato cinquant’anni, s’è fatto realtà sul colle di Paderno, proprio dove, nel 18° anniversario della Marcia su Roma, Benito Mussolini inaugurò una Chiesa.
Oggi questa Chiesa non è più patetica rimembranza di un ciclo storico concluso, ma luogo di culto restituito all’antica dignità, riaperto alla devozione degli Italiani fedeli.
Arnaldo Bertolini, ideatore e promotore dello straordinario progetto, ha realizzato quello che, appena tre anni fa, sembrava un’ipotesi assurda, quasi insensata. Con il contributo necessario e provvidenziale dei nostri amici, la Chiesa è stata acquistata e restaurata. Altro, si capisce, resta da fare, ma dopo quanto è successo l’8 ottobre, siamo sicuri che ulteriori aiuti non si faranno attendere.
L’Associazione, infatti, vive soltanto per volontà di Dio e per generosità degli uomini.
Quanta gente a Paderno per salutare l’evento! Vorremmo ricordare tutti, con nome e cognome, ma nella comprensibile impossibilità di farlo, ci auguriamo che ad ognuno, per sentirsi gratificato, basti il ricordo di ciò che ha visto, sentito e capito.
A tutti, comunque, il nostro grazie riconoscente.
La signora Ada Mancini, presidente dell’Associazione, ha tagliato il nastro tricolore all’ingresso della Chiesa; subito dopo Bertolini, parlando dall’Altare, […] ha letto un nobile telegramma di spirituale adesione alla cerimonia, inviato da Vittorio Mussolini, presidente onorario dell’Associazione.
Ha celebrato la Santa Messa Don Edmondo Bianchi, giunto appositamente da Latina. Per lui, nullum par elogium: sinceramente, per amore della verità.
Ai lati dell’Altare, Romano Mussolini con la cugina Romana Moschi, i “nostri” Sindaci di Boario Terme, Luigi Pelamatti, e di Monte San Martino, Mauro Virgili. Presenti, Marcello Bignami, Capogruppo di A.N. alla Regione Emilia-Romagna, Vittoria e Alessandro Bondanini, nipoti di Arnaldo Mussolini.
Notata, gradita e apprezzata la partecipazione di Oscar Graziani, Sindaco di Mercato Saraceno.
Al termine del Rito, prima che il Celebrante benedicesse i fedeli, il sottoscritto ha detto:
«Qui, a pochi passi, riposano persone care alla memoria nostra e di ogni creatura timorata di Dio.
“Ma dal quel cimitero umile, tu vuoi che una luce continua si diffonda, una luce di fede e di bontà”, confidava Arnaldo Mussolini al figlio ventenne mortogli fra le braccia alcuni giorni prima.
“Tutto il tuo soffrire si deve trasformare in opere di bene. Solo per questo, forse, Iddio ha permesso la tragedia che mi ha stroncata la vita”.
Il 21 dicembre dello stesso anno 1931, Arnaldo moriva a 46 anni di età.
All'indomani della tragedia familiare, Chi nel 1940 volle questa Chiesa, Benito Mussolini, così onorava il fratello amatissimo:
“Essere buoni significa fare del bene, e senza speranza di ricompensa, nemmeno divina.
Il ‘buono’ non si domanda mai se vale la pena. Egli pensa che vale sempre la pena.
Soccorrere un disgraziato, anche se immeritevole; asciugare una lacrima, anche se impura; dare un sollievo alla miseria, una speranza alla tristezza, una consolazione alla morte, tutto ciò significa non considerarsi estranei all’umanità; significa tessere la trama della simpatia con fili invisibili, ma potenti, i quali legano gli spiriti e li rendono migliori”.
A questa vocazione di carità, a questa certezza di fede, Egli, Benito Mussolini, rimase fedele fino all'ultimo dei suoi giorni.
A conferma di una convinzione, che a molti appare, o potrebbe apparire, opinabile, esistono prove infinite. Alcune, a mio parere le più importanti, perché le più sofferte, provengono dal versante opposto al nostro schieramento ideale.
Esiste un libro, oggi introvabile, “Mussolini, Graziani e l’antifascismo” scritto nel 1949 da Carlo Silvestri. Questi, deputato aventiniano nel 1924 ed esponente in prima linea del socialismo turatiano, nel biennio 1943-45 fu protagonista, assieme ai capi politici e militari della R.S.I., di una attività metodica ed eccezionale di contenimento dei danni fisici e morali provocati dalla guerra civile. Un’attività che occorre conoscere, per poi giudicare.
Ancora a sostegno della nostra convinzione, citiamo Nicola Bombacci, fondatore nel 1921 a Livorno del Partito comunista d’Italia, fucilato dai partigiani a Dongo il 28 aprile 1945, perché si era riconciliato con l’avversario.
Bombacci fu un assertore di principî inoppugnabili sul piano teorico, un uomo generoso, un “romagnolo di razza”, come si diceva una volta, vissuto per il popolo, amico naturale, pertanto, di Chi, vent'anni prima, egli invece riteneva un nemico capitale.
I fatti lo confermano: quello stesso 28 aprile a breve distanza, cadeva assassinato, ovviamente dai partigiani, Benito Mussolini».
[…]
Rossi Antonio di Savona, alla folla convenuta davanti al Camposanto, per rendere omaggio alle tombe di Arnaldo Mussolini e familiari, ha letto una magnifica preghiera, ispirata ai valori permanenti dell’uomo e del cristiano.
Quando busserò
Quando busserò alla tua porta
avrò fatta tanta strada,
avrò piedi stanchi e nudi,
avrò mani bianche e pure,
o mio Signore!
Quando busserò alla tua porta
avrò frutti da portare,
avrò ceste di dolore,
avrò grappoli d'amore,
o mio Signore!
Quando busserò alla tua porta
avrò amato tanta gente,
avrò amici da ritrovare
e nemici per cui pregare,
o mio Signore!
Quando busserò alla tua porta
avrò fatta tanta strada,
avrò piedi stanchi e nudi,
avrò mani bianche e pure,
o mio Signore!
Quando busserò alla tua porta
avrò frutti da portare,
avrò ceste di dolore,
avrò grappoli d'amore,
o mio Signore!
Quando busserò alla tua porta
avrò amato tanta gente,
avrò amici da ritrovare
e nemici per cui pregare,
o mio Signore!
Infine rivolgiamo un caldo ringraziamento alla Signora Renata Emiliani di Imola e alle Suore benedettine di Castelbolognese, le quali hanno donato alla Chiesa di Paderno l’apparato per l’Altare, frutto di un lavoro artigianale meraviglioso.
Italo Merli
L’Ultima Crociata
N. 7/1995
L’Ultima Crociata
N. 7/1995