A Scandiano (RE) il ricordo del Sacerdote assassinato dai partigiani e il recupero della croce divelta
19/5/2023Nel 78° anniversario del delitto, i rappresentanti dell'Associazione Nazionale
Volontari di Guerra, del Centro Studi Italia e dell'Associazione Culturale Pietro e
Marianna Azzolini, hanno reso omaggio a Don Carlo Terenziani, nel luogo ove venne
trucidato dai partigiani il 29 aprile 1945, presso il cimitero di San Ruffino di
Scandiano. Dopo una prefazione storica da parte di Luca Tadolini del Centro Studi
Italia, il Presidente dell'ANVG Alessandro Casolari ha deposto una corona ponendo
l'accento sui trascorsi di Don Terenziani in qualità di Cappellano Militare.
Don Carlo Terenziani, Parroco di Ventoso di Scandiano ed ex Cappellano della Milizia
Volontaria di Sicurezza Nazionale, aveva 46 anni, figlio di Oreste e di Domenica
Ghiaroni. Nei giorni di Aprile 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i
partigiani avevano cercato di rapirlo per due volte. Consigliato dai Superiori della
Chiesa, aveva abbandonato la parrocchia e si era rifugiato a Reggio. La mattina del 29
Aprile 1945, Festa della Madonna della Ghiara, Don Carlo aveva deciso di recarsi
ugualmente nella Basilica per assistere al Pontificale del Vescovo. Un camion di
partigiani prese a seguirlo e lo sorpassava lentamente, tre armati scesero, lo presero
di peso e dopo averlo caricato lo legarono. La rapida manovra avveniva in pieno Corso
Garibaldi, nel centro della città. Lo portarono così legato nella sua parrocchia,
Ventoso, lo fecero girare per le strade fra scherni e dileggi. In una nota osteria lo
costrinsero a trangugiare del vino. Don Carlo non mosse ciglio e non disse una parola.
La sera lo portarono vicino al muro della chiesa di San Ruffino per fucilarlo. Prima
di morire, davanti ai partigiani, gridò “Viva Cristo Re!”.
Successivamente ci siamo recati presso Ca' de Caroli per rendere omaggio alle vittime
dell'eccidio del 1 gennaio 1945, quando i partigiani prelevarono nove scandianesi,
tra cui il giovanissimo "Nanni" Lasagni, di anni 14 e due donne.
Arrivati sul posto, tristemente constatavamo che la croce di legno, posta in ricordo
delle vittime, tra cui il Maresciallo dei Carabinieri Vasco Filippini, era stata
divelta e gettata nel calanco sottostante, non è la prima volta che la croce è stata
soggetta ad atti vandalici da parte di coloro che vorrebbero negare perfino il ricordo
delle vittime delle bande partigiane. Abbiamo quindi proceduto al recupero a braccia
della stessa e al riposizionamento nel luogo originale.
Alessandro Casolari